giovedì, dicembre 29, 2005

Empirismo.


Attualmente si ritiene che la medicina cinese abbia avuto origine da una serie di scoperte empiriche che, sistematizzate per secoli, hanno dato corpo ad una teoria fisiologica ispirata ai concetti filosofici orientali. A dire il vero non sono molto d'accordo con questa opinione. Mi spiego: 'empirico' significa sostanzialmente non-scientifico, indica cioè una conoscenza acquisita attraverso la pratica. Per fare un esempio possiamo ricordare quella storia secondo la quale, in Cina, un guerriero con un gran dolore ad una gamba fu colpito durante una battaglia da una freccia che lo ferì lievemente vicino al tallone; con sua grande sorpresa il dolore alla gamba diminuì e addirittura guarì. Questo episodio viene citato da qualche autore come emblematico della nascita dell'agopuntura: casualmente, insomma, venne scoperto che la puntura su una certa zona del corpo produceva un certo effetto e soltanto successivamente, attraverso una serie di osservazioni su casi analoghi, si sistematizzò la conoscenza e venne fuori il quadro teorico. Personalmente ho un'impressione diversa. La mia opinione è, naturalmente, indimostrabile, ma potrebbe essere considerata plausibile facendo una riflessione sul concetto di scienza nelle culture antiche: secondo me, a ben vedere, in queste culture la conoscenza veniva prima dell'esperienza concreta, derivando da una comprensione 'meditativa' e intuitiva della vita. Voglio spingermi ancor più in là: ritengo addirittura possibile che gli antichi cinesi percepissero il percorso dei canali energetici, che li vedessero... Quindi la loro 'scienza' non era tanto 'empirica', quanto profondamente connessa con la filosofia e derivante dalla consapevolezza di livelli di realtà che oggi non siamo più in grado di percepire o dimostrare. Naturalmente questa è un'ipotesi che la scienza odierna considererebbe quantomeno 'fantasiosa' e completamente al di fuori dalla realtà. Può darsi, ma non è così per me: questi tipi di ipotesi si ricollegano con altre e chiariscono molte cose che, altrimenti, risulterebbero incomprensibili o apparirebbero come troppo semplicistiche...

venerdì, dicembre 23, 2005

Fantasie yin-yang natalizie.



Poiché l'ottica yin-yang è particolarmente affascinante, non è difficile che - per gioco oppure sul serio - chi se ne interessa tenda ad applicarla ai campi più diversi, forse talvolta indebitamente, esagerando un poco. D'altra parte è anche un esercizio intellettuale, e non credo che sia particolarmente sbagliato, soprattutto quando si sa che ogni ragionamento in questo campo è relativo e può essere messo in discussione. Ebbene, lo confesso: quando mi trovo di fronte ad un binomio, ad una polarità, ad una coppia di concetti o di fenomeni, personalmente tendo ad interrogarmi su quale dei due termini è yin e quale yang. Essendo in periodo pre-natalizio, confesso anche un'altra cosa: da molti anni mi chiedo (mi vergogno un pò a scriverlo così, pubblicamente, ma lo faccio ugualmente per amore di condivisione) quale fra Albero di Natale e Presepe è più yin, quale più yang...! Intendo come fenomeni di costume, culturali, come simboli: non si può negare che essi, oggi, siano un binomio inscindibile e, quindi, rappresentino i termini di una polarità complementare. Ecco, allora, le mie fantasticherie al riguardo. L'Albero, verticale, rappresenta l'Asse del Mondo, il collegamento fra Cielo e Terra. Le sue luci, le palle colorate, gli oggetti, rappresentano i frutti che originano da questo legame fra Alto e Basso. In questo senso l'Albero è la Terra che, ricettiva al richiamo del Cielo che si produce durante il solstizio d'Inverno (rinascita della luce), si protende verso di esso offrendo tutte le sue possibilità, il suo nutrimento, i suoi frutti: una metafora dell'evoluzione della vita. Direi quindi che l'Albero, come espressione dell'energia della Terra, è yin. Il Presepe invece si collega facilmente al simbolismo della caverna, del ventre, del cuore. La sua dimensione è orizzontale, con i pastori, gli animali, le case, i paesaggi, che convergono tutti verso la grotta della natività. E' il Cielo che si incarna sulla Terra, che si manifesta. Il Presepe come forza celeste, come luce che appare, è yang. Tuttavia, nonostante queste a me sembrino le valenze principali, cioè quelle che descrivono il significato essenziale dei due simboli, la loro struttura - come forse avrete notato - è di segno opposto. Il Presepe, strutturalmente, essendo orizzontale come la Terra (è un paesaggio), essendo un ventre femminile nel quale e dal quale si produce la nascita, è yin. E' il corpo e la materia dove viene ad albergare la luce. Nello yin, insomma, si produce lo yang. L'Albero strutturalmente è yang, perché è verticale e ripropone l'altezza del Cielo, perché è un Asse che assomiglia alla spina dorsale (Du Mai), lungo la quale - sia nello Yoga che nel Qigong - ascende l'energia. In questa dimensione verticale e spirituale (yang) la materia (yin) produce frutti e si esprime.

martedì, dicembre 20, 2005

Stagioni ed esseri viventi.


Sappiamo che, per definizione, l'inverno è la stagione più yin: freddo, chiusura all'interno, 'morte' in senso più o meno lato (per esempio della vegetazione), buio. Teniamo anche presente che secondo la logica cinese antica l'inizio delle stagioni non coincide - come per noi - con i solstizi e gli equinozi, bensì questi ne sono il centro. L'inverno cinese, dunque, inizia circa un mese e mezzo prima del 21 dicembre, con piccole variazioni annuali: cioè in una data intorno ai primi giorni di novembre. Quindi la stagione comprende effettivamente tutta la fase della dissoluzione della vita naturale.

Ora osserviamo cosa accade agli esseri viventi durante questa stagione così yin: si proteggono, si contraggono, eliminano il superfluo - per esempio i liquidi, cercano e custodiscono il calore. In pratica, per equilibrarsi rispetto alla stagione invernale, ne valorizzano gli aspetti yang e tendono a diventare essi stessi più yang - più forti, attivi, caldi. Altrimenti non sopravvivrebbero! Se volessimo visualizzare il simbolo yin-yang, quello con la linea sinuosa che divide la parte chiara da quella scura e con il punto di colore opposto e complementare all'interno di ognuna, potremmo dire:
quando la parte oscura dell'ambiente naturale è al suo massimo, quindi in inverno, yin, gli esseri sono rappresentati dal punto chiaro, quindi sono yang;
quando, viceversa, la parte chiara ambientale raggiunge il suo massimo in estate, yang, gli esseri viventi si equilibrano diventando yin, quindi nello schema sono il punto oscuro.

martedì, dicembre 06, 2005

Breve divagazione su sogno e morte.


L'attività onirica, come già rappresentato, è yin rispetto alla vita di veglia attiva e concreta. Anche la morte è yin: gli elementi che costituivano quell'aggregato di coscienza e di costituenti più o meno materiali che è l'essere vivente si disgrega, e la dissoluzione è propriamente yin. E' yin anche il corpo che rimane, perché inattivo, mancante di energia spirituale, materico. La parte eterica di questo corpo è yin perché destinata - dopo un processo più o meno lungo - a disfarsi: è soltanto un simulacro, debole e inconsistente. Rimane un'anima-yang, luminosa e forte, non soggetta a decadimento, che ritorna alla sorgente-yang delle cose - il Cielo archetipico - per rigenerarsi. In un secondo tempo, avendo recuperato e rinnovato l'interezza della sua energia, ridiventa pienamente creativa e attiva, yang, ritrovando l'aspetto, la forma e il corpo di manifestazione.