mercoledì, dicembre 13, 2006

Panettone o pandoro?




Come in altri binomi, anche per il panettone e il pandoro - tipici dolci natalizi - possiamo fantasticare sulla loro possibile valenza yin-yang. Secondo il mio punto di vista il panettone è più concentrato e terrestre: più 'basso', materico, pesante, scuro, con canditi che ne accrescono il valore nutritivo. Il pandoro è più espanso, allungato, tendente verso l'alto, chiaro, meno compatto, se spolverato di zucchero è bianco (lo zucchero ricorda la neve, come nel presepe e sull'albero), è già quasi diviso in spicchi - ha la forma (visto dall'alto) di una stella, dunque la tendenza formale è quella della disaggregazione. In breve il panettone rappresenta la concentrazione centripeta verso la Terra, mentre il pandoro la forza centrifuga che tende al Cielo: dunque, panettone yang, pandoro yin... Però attenzione, dal punto di vista alimentare sono tutti e due molto yin: fanno ingrassare!

martedì, novembre 14, 2006

Dalla cioccolata ad alcune riflessioni sullo Yin-yang.


Con il cacao le antiche popolazioni dell'America del Sud, Olmechi, Maya e Aztechi, preparavano una bevanda dal probabile significato rituale, utilizzata nelle cerimonie religiose: la cioccolata. Poi, gradualmente, a partire dal XVI-XVII secolo, la bevanda si è diffusa alla vecchia Europa ed è entrata nell'uso comune, con successive modificazioni e aggiunte, fino ad entrare in pasticceria sotto forma di barrette, guarnizioni, bon-bon eccetera, eccetera. Il cacao è una sostanza piuttosto Yin: la sua potenzialità è centrifuga, tendente all'espansione, e l'effetto è fortemente psichico, in parte per caratteristiche proprie, in parte per l'aggiunta dello zucchero, degli aromatizzanti, e di altro ancora. Come tutte le sostanze ad effetto Yin, il risultato fisiologico è il rilassamento e la perdita di coesione della struttura organica. Naturalmente dipende dalla quantità: in giuste dosi prevale il primo effetto in forma positiva, in dosi eccessive si tende al secondo effetto in senso negativo.
Per coloro che sono sorpresi dall'accostamento dei termini "espansione" e "forza centrifuga" con lo Yin invece che con lo Yang, faccio presente che questa valutazione segue il sistema giapponese divulgato dal Prof. Ohsawa. Faccio anche notare come nell'I Ching, l'antico testo di filosofia e di metafisica applicata dei Cinesi, la linea spezzata (quindi dal movimento centrifugo, non coeso) rappresenta Yin, mentre la linea intera (quindi centripeta, concentrata, coesa) è Yang. Inoltre i muscoli quando sono tesi e contratti sono Yang, mentre ove sono rilassati sono Yin. Per questi motivi se le caratteristiche di un fenomeno sono più "materializzate" esse risultano Yang, mentre quando sono più "psichiche" o "spiritualizzate" esse sono Yin.
Va sempre, inoltre, ricordato che il Cielo è Yang, mentre la Terra è Yin. Il movimento del Cielo, quindi, va verso la Terra e tende alla creazione-attività-concretizzazione-materializzazione. Il movimento della Terra è verso il Cielo e tende alla ricettività-passività-rilassamento-dematerializzazione.
Per tornare alla cioccolata e terminare questa stramba divagazione fra dolciumi e filosofia, bisogna dire che se il cacao ha un effetto Yin - quindi avente un movimento dalla Terra al Cielo (!) - risulta perfettamente spiegato il suo uso antico nelle cerimonie religiose...

giovedì, giugno 08, 2006

Vocali giapponesi.


La bussola yin-yang può veramente orientare su tutto e, nell'antichità, costituiva la base della Scienza e della civiltà intese in senso estremo-orientale: medicina, astronomia, architettura, politica, comportamento, alimentazione, danza, teatro... Fra il punto di vista cinese e quello giapponese, però, ci sono e c'erano differenze. Questo è legittimo e naturale, perché la dialettica yin-yang non esclude le opinioni contapposte: esse risulteranno sempre complementari da un punto d'osservazione più ampio, proprio come gli stessi yin e yang! Gli antichi saggi non temevano i conflitti, sapevano che essi sono apparenti e che possono sempre essere conciliati. Quando compaiono un conflitto o una contraddizione vuol dire che deve crescere la nostra visione, che dobbiamo aprirla e renderla più flessibile.
Detto ciò vorrei proporre alcune osservazioni sui fonemi della lingua giapponese, in particolare sulle vocali, che sono le stesse che abbiamo nella nostra lingua italiana - pronunciate più o meno nello stesso modo. Ebbene, la loro progressione - scritte dall'alto verso il basso - è diversa dalla nostra ed è la seguente: A, I, U, E, O. La nostra successione vocalica credo sia in relazione con l'apertura della bocca nel produrre la rispettiva fonazione: la pronuncia della A richiede la maggiore apertura e via, via, E-I-O-U, si va verso la maggiore chiusura. In giapponese credo che, invece, la successione sia determinata dal suono in sé - e non dalle caratteristiche che l'organo di fonazione assume nel produrlo. Anche la disposizione nella scrittura dall'alto verso il basso non direi che possa essere casuale: ogni particolare, in quella civiltà, scaturisce sicuramente da un'attenta valutazione delle cose. Da qui, fino al ritenere che lo yin-yang sia da prendere in considerazione anche in questo caso, il passo è breve! Probabilmente possiamo così interpretare (prescindendo dai caratteri scritti, che pure potrebbero essere analizzati): la vocale A è la più alta, la più disponibile verso l'energia del Cielo, e dunque è la più yin. Anche nello Yoga indiano, nella scienza dei mantra, il suo suono è considerato rilassante, avente la funzione di disporre all'abbandono, alla serenità, all'apertura, alla disponibilità. Viceversa la vocale O risulta nella disposizione giapponese la più vicina al Suolo, alla Terra. Quindi si tratta di un suono basso, "concreto", maschile, duro, yang. Per meglio esemplificare la successione di tutti e cinque i suoni vocalici:
A = infinito, espansione, smaterializzazione, apertura, crescita, coscienza, yin
I = energia psichica, interiore, volitiva
U = equilibrio, integrazione, fusione immaginativa e rappresentativa, concettualizzazione
E = energia "eterica", percettiva, sensoriale, vitale
O = limite, concentrazione, concretezza, materializzazione, creazione, ordine, yang
Si tratta, naturalmente, di una interpretazione. Mi sono aiutato anche utilizzando una suddivisione in "piani" o livelli di consapevolezza abbastanza in linea con le concezioni orientali. Non mi meraviglierei se, almeno nelle linee generali o nell'idea, essa risultasse un poco vicina alla realtà...

martedì, febbraio 28, 2006

Riflessologia plantare e auricoloterapia.





Uno dei concetti più interessanti della medicina olistica è quello che ogni parte del corpo contenga, in qualche modo, il tutto - come succede per i frattali o per gli ologrammi: un'idea che non è troppo lontana da alcuni assunti della fisica moderna o anche della genetica che, malgrado lo scientismo di queste discipline, ricordano i risultati filosofici, religiosi e scientifici delle antiche visioni del mondo.
In particolare, in ambito terapeutico, sempre relativamente alle medicine cosiddette alternative, alcune zone del corpo sembrano specialmente adatte a rappresentare l'intero organismo, la sua struttura, i suoi organi interni ed esterni. Mentre l'occhio dell'iridologia e il polso radiale in agopuntura hanno funzioni esclusivamente diagnostiche nel rappresentare la totalità del corpo, l'orecchio e il piede sono particolarmente adatti alla terapia, il primo tramite l'infissione degli aghi cinesi e il secondo per mezzo del massaggio oppure della stimolazione con il calore (per es.: con la moxa). Viene, però, da chiedersi: perché scegliere l'una o l'altra parte del corpo per la terapia se ambedue hanno effetto su tutto l'organismo? Tale scelta è soltanto il risultato della preferenza personale del terapeuta o del paziente, oppure può essere guidata da considerazioni più precise, mirate? Secondo me possono esservi delle osservazioni in grado di indirizzare la scelta della cosiddetta riflessologia plantare o dell'auricoloterapia e il principio della polarità può esserci di aiuto. Per esempio notiamo subito che per ciò che riguarda l'orecchio esso viene spesso paragonato - per la struttura e al proiezione su di esso della forma corporea - ad un embrione, ad un feto raccolto in sé stesso e con la testa verso il basso, quasi a ricordare al posizione prima della nascita. Sulla sua superficie vengono indicati punti precisi per la terapia, con particolareggiati riferimenti agli organi interni, alle ghiandole, al sistema nervoso, al cervello. All'opposto, per i piedi, abbiamo la raffigurazione del corpo adulto, con la spina dorsale ben estesa, in posizione eretta. I piedi, inoltre, nelle raffigurazioni orientali tradizionali, massimamente di origine indiana, raffigurano una sorta di geografia dell'organismo - spesso con l'accompagnamento di lettere sanscrite e disegni più o meno segnaletici o simbolici di zone significative, proprio come per una mappa: ciò ricorda il fatto che il piede è la parte del corpo che serve per viaggiare, per perlustrare il mondo; la geografia dei piedi sembra una geografia fisiologica che corrisponde in qualche modo a quella esterna del mondo - quasi che su di essi vi sia disegnata la mappa del percorso che dovranno seguire o quello che hanno seguito finora. Per esplicitare meglio la polarità delle due zone terapeutiche abbiamo:
orecchio
embrione-feto
prenatale
raccolto e interno
patrimonio genetico
passato
mondo interno
piede
corpo adulto
postnatale
esteso ed esterno
viaggio-vita
orientamento
evoluzione-destino
futuro
mondo esterno
Nella Medicina Cinese esistono dei concetti che sembrano corrispondere adeguatamente alla polarità che si è andata delineando: mi riferisco alle energie ancestrali, cioè al patrimonio energetico che deriva dagli antenati e dagli archetipici Cielo-Terra (noi oggi faremmo riferimento alla struttura genetica), e alle energie di relazione (nutritive, atmosferiche e altro) che derivano dalle elaborazioni dell'ambiente esterno, dal cibo, dai rapporti. Queste considerazioni, dunque, potrebbere guidare verso una scelta maggiormente consapevole della zona da trattare nella terapia - pur essendo ognuna d'esse rappresentazione efficace dell'intero organismo: non sembra, infatti, privo di significato agire sul bagaglio delle intime energie strutturali e causali oppure sulle forze di elaborazione e trasformazione dell'ambiente esterno.

martedì, febbraio 14, 2006

Tonificare e disperdere.




L'infissione degli aghi, come già visto, di per sé indica il ripristino di una connessione fra Terra e cielo, fra yin e yang - la cui interruzione produce lo squilibrio e la malattia. Dopo di ciò esistono teorie e pratiche differenti sulla manipolazione dell'ago al fine di provocare un effetto piuttosto che un altro. Sostanzialmente l'agopuntura cerca di drenare gli eccessi e di compensare i difetti di energia vitale in un dato settore o punto dell'organismo: qualora vi sia un sovrappiù, la connessione simbolica con il Cielo ne permette la fuoriuscita centrifuga; nel caso di un deficit, il legame con la Terra permette di attrarre in essa in direzione centripeta gli elementi vitali mancanti. Generalmente, a grandi linee, si pensa che quanto più l'ago viene manipolato, ruotato, stimolato in modo energico, tanto più si produce una fuoriuscita centrifuga dell'energia - magari accentuata da una contemporanea e leggera sanguinazione. Viceversa, quanto meno viene toccato, quanto più delicata risulta la sua penetrazione ed estrazione, tanto più viene favorito un apporto energetico centripeto. C'è chi pensa che tale delicatezza di intervento debba essere sostenuta anche dalla brevità dello stesso - facendolo durare soltanto pochi istanti invece che alcuni minuti. Altro modo per produrre l'effetto tonificante è quello di utilizzare la cosiddetta "moxa", cioè la combustione di palline di Artemisia Vulgaris (in grado di produrre un'elevata quantità di calore) con o senza il contemporaneo uso dell'ago. In effetti, essendo l'inserzione degli aghi una sorta di piccolo "ferimento", cioè qualcosa di invasivo, quasi chirurgico, si reputa che sia più facile ottenere una dispersione che una tonificazione: cioè con gli aghi sarebbe più facile togliere che apportare energia. A ciò si può obiettare che in realtà un microstress come quello della penetrazione dell'ago può benissimo produrre una reazione contraria di tonicità, di compattezza, una attivazione energetica: insomma per valutare correttamente il tipo di risposta dell'organismo è senz'altro importante considerare l'entità dello stress. Riassumendo:
Tonificazione
manipolazione delicata
durata breve
temperatura calda
stress piccolo
intervento ridotto, mirato
Dispersione
manipolazione forte
durata protratta
temperatura fredda
stress rilevante
intervento esteso
Personalmente credo che queste indicazioni non debbano essere sempre e tutte pedissequamente seguite, essendo necessario adattarsi alla sensibilità del paziente, alla sua reattività, a varie e mutevoli condizioni. Rimane, comunque, sempre valido il principio che l'ago è un Asse del Mondo che crea un equilibrio fra gli opposti polari.

venerdì, gennaio 27, 2006

Aghi.



Nel nostro corpo esistono parti interne ed esterne, zone morbide e dure, anteriori e posteriori, situate in alto oppure in basso, eccetera. Si comprende facilmente come ogni opposizione polare quali quelle citate sia classificabile sotto le categorie dello yin oppure dello yang. L'idea straordinaria della medicina cinese è quella di intervenire sulla malattia - considerata come uno squilibrio della polarità energetica e simbolica del corpo - con l'introduzione di aghi filiformi, atti a ripristinare le condizioni di salute. In che modo? Osservando la struttura dell'ago per agopuntura si può osservare come essa sia significativa e simbolica: oltre alla 'punta' vera e propria, cioè il corpo dell'ago, il 'manico' consiste in un avvolgimento spiraleggiante che termina, in genere, con un cerchio, una propaggine circolare. La spirale è un chiaro simbolo del ciclo evolutivo, quale quello che deve condurre dalla malattia alla salute. Il cerchio nella filosofia cinese indica il Cielo, lo yang, l'energia. Dall'altro lato la punta dell'ago viene infissa nel corpo, cioè la Terra: ecco dunque che la penetrazione dello strumento dell'agopuntura ristabilisce il legame fra Cielo e Terra, quindi fra yang e yin, a somiglianza di un Asse del Mondo. La malattia, infatti, deriva proprio dall'interruzione di questo legame, di questa unione. Il fatto che gli aghi siano metallici depone a favore del loro significato alchemico e trasmutativo, oltre ad alludere anch'essi all'energia: secondo la filosofia cinese l'elemento "metallo" è in relazione con il Qi, con l'"anima corporea" che conferisce vitalità al fisico. Inoltre il "metallo", associato all'autunno, al bianco, al pianeta Venere, è anche sinonimo di purificazione e di eliminazione delle scorie, del superfluo o degli ostacoli.
In linea generale, dunque, ristabilendo con l'ago questo legame fra gli opposti polari, abbiamo che: se c'è un eccesso di energia corporea, terrestre, essa si disperde in senso centrifugo lungo il metallo e la spirale dello strumento terapeutico, fino a ripristinare il legame con il Cielo. Se, viceversa, c'è una carenza di energia, allora essa viene attirata dalla polarità "celeste" verso la Terra, dove penetra e si consolida nuovamente.

giovedì, gennaio 19, 2006

Misticismo e polarità.



Le forme di preghiera o di meditazione, se contrapposte alle attività non religiose, risultano essere più yin. Al contrario le attività concrete, sociali, fattivamente creative sono yang. Poiché la Terra come archetipo tende verso il Cielo e va verso la spiritualizzazione, l'evoluzione. Il Cielo, all'inverso - sempre in senso simbolico - si dirige verso la Terra e si dirige verso la materializzazione. Per questo motivo il misticismo e la religiosità sono yin. All'interno, poi, delle tecniche mistiche di apertura verso il divino, esistono delle forme più yin e più yang: quelle che accentuano la dissoluzione del corpo, l'immaginazione, la devozione, il distacco dalla materia sono yin. Questo tipo di misticismo è particolarmente presente nell'occidente, dove invece esiste una visione del mondo particolarmente materialistica rispetto alla quale, evidentemente, le ispirazioni mistico-religiose cercano una compensazione nell'opposta polarità. In oriente, particolarmente in estremo-oriente, il misticismo è più yang forse per gli stessi motivi di equilibrio della mentalità corrente: concentrato 'in basso', sul concreto, tendente a produrre il minimo di attività speculativa o emozionale. Lo possiamo vedere nelle tecniche meditative buddhiste dello zen o theravada, dove l'attenzione al respiro o altri elementi concreti servono a mantenere la mente concentrata sulla realtà attuale, presente, senza particolari divagazioni immaginative. Anzi, ogni visione o esperienza - pur non essendo rifiutata - viene semplicemente accolta, osservata, lasciata andare: non viene mai ricercata. Anche la posizione orientale del meditante è yang: esprime forza, fermezza, le mani e le gambe sono allacciate con attenzione, la postura intera è concentrata. L'orante occidentale, specialmente negli stati estatici o di colloquio con il divino, è invece inginocchiato con gesto di sottomissione, di arrendevolezza, spesso con le braccia e le mani aperte come in accoglienza o giunte nella supplica, comunque adottando una posizione e una gestualità morbida dove il rigore e la forza non giocano il ruolo decisivo. Naturalmente ogni forma di distinzione netta è limitante: resta inteso che la realtà contiene sempre gli opposti e, come nel simbolo del Tao, in ogni fattore polare c'è sempre anche l'altro estremo complementare.

giovedì, gennaio 12, 2006

Lo yin-yang di Georges Ohsawa.


Credo che il Professor Ohsawa sia stato a suo modo un artista, un geniale divulgatore, un interprete innovativo della dialettica del Principio Unico, cioè della scienza orientale dello yin-yang. In qualche modo egli ha cercato di confermare certi concetti della tradizione cino-giapponese e di riattualizzarli in un linguaggio moderno e accessibile alla mentalità dell'occidente o, comunque, 'scientifica' secondo i parametri contemporanei. La sua opera può essere imperfetta e criticabile, così come il prodotto principale dei suoi sforzi - cioè l'alimentazione Macrobiotica - però non si può non riconoscere l'originalità e il fascino delle nuove formulazioni da lui proposte sulla dialettica degli estremi complementari. Mi riferisco soprattutto all'apparente o reale inversione di molte delle attribuzioni classiche alle categorie dello yin e dello yang, principalmente quella che identifica lo yin con il processo di espansione centrifuga e lo yang con quello di contrazione centripeta - ciò che normalmente nei testi di medicina cinese è espresso esattamente al contrario: lo yin contrae, lo yang espande. Eppure il ragionamento di Ohsawa sembra valido: lui, precisa, parla della struttura 'fisica' delle cose. Infatti, se yang è azione, movimento, energia, esso fonda soprattutto sulla capacità contrattile per esempio dei muscoli del corpo; se yin è passività, abbandono, ricettività, si esso basa sull'espansione, cioè sul rilassamento, degli stessi. Anche l'antichissimo Libro dei Mutamenti, l'I Ching, conferma almeno in parte queste sue asserzioni: le linee esagrammatiche di tipo yang sono dure (quindi compattezza, contrazione), mentre quelle yin sono morbide (perdita di consistenza, rilascio, espansione). Analogamente nell'I Ching lo yang è simboleggiato con linee intere (coesione) e lo yin con linee spezzate (separazione, allontanamento centrifugo).
Con un'entusiasmo analogo a quello dei grandi pensatori fine XIX/inizi XX secolo, Ohsawa - il cui vero nome è Nyoiti Sakurazawa - crea un sistema onnicomprensivo, che vuole spiegare tutto, che tutto vuole rendere possibile. Come già detto, recupera questo sistema dalla filosofia e dalla medicina estremo-orientale, ma sa dargli una nuova veste, vuole renderlo adatto ad inglobare la scienza occidentale, vuole creare nuovi orizzonti alla comprensione del mondo attraverso la riattualizzazione di antichissime verità. Secondo me in parte il suo tentativo è riuscito e la sua intuizione ha influito su molti movimenti naturisti, naturalisti, new age, alimentaristi, orientalisti, vegetariani e altro che hanno rappresentato qualcosa nel panorama culturale e conoscitivo degli ultimi decenni. Anche le sue originali formulazioni sono interessanti, suggestive e possono insegnare qualcosa anche al di là dei limiti - forse troppo ristretti - della teoria e pratica alimentare macrobiotica.