martedì, settembre 28, 2010

Dieta numero 8.


Chi conosce la Macrobiotica sa che Georges Ohsawa codificò diversi tipi di dieta, di cui la numero 7 è l'ultimo e il più alto: essa consiste nell'alimentarsi per un certo periodo di tempo - normalmente per dieci giorni - di soli cereali integrali, allo scopo di depurare l'organismo e recuperare la forza di auto-guarigione. Tuttavia lo stesso Ohsawa scriveva che un vero macrobiotico deve poter mangiare di tutto seguendo sia il raziocinio che l'intuizione. Mi permetto, dunque, di aggiungere - per scherzo e un pò per provocazione - un ulteriore livello alimentare: quello che io chiamerei della dieta n. 8 , nel quale - secondo le indicazioni dello stesso Maestro della Macrobiotica - si pratica la libertà e la "dieta" non è più tale, non è più regola, ma equilibrio fra spontaneità e ricerca del benessere. Qual è, dunque, e in che consisterebbe questa nuova pratica? Innanzitutto, prerequisito essenziale di una corretta alimentazione, è la certezza che il cibo fa bene, è qualcosa di cui abbiamo estremo bisogno - proprio come dell'acqua. Nel cibo ci sono quei costituenti, quei materiali essenziali alla vita (perlomeno su questo piano di esistenza)! Già avere piena consapevolezza di ciò significa aver sconfitto quel sottile malessere, quella sorta di senso di colpa che chi si sottopone ad un regime alimentare tende ad avere nei riguardi del cibo. Certamente, come tutte le cose positive, se usato male esso può danneggiarci; però, in condizioni normali, l'organismo è perfettamente in grado di compensare tutti gli "errori" alimentari. Secondo gli estremo-orientali gli organi della digestione sono il "laboratorio delle trasformazioni" mediante il quale il materiale introdotto mangiando viene trattato e trasmutato secondo i bisogni dell'organismo. Non si tratterebbe di un processo del tutto meccanico: il laboratorio in questione sarebbe in grado di ricavare le giuste sostanze anche da materiali inadeguati o carenti - naturalmente entro certi limiti. Ecco perché un'alimentazione abbastanza variata è buona garanzia di una corretta nutrizione: un apporto vario di sostanze, di sapori, di colori, di profumi può risultare completo anche ove dovessero esservi degli squilibri, delle mancanze nutritive, questo perché l'organismo trasmuta, opera delle alchimie. Quindi, in un'epoca come la nostra - parlo per l'Occidente - non dovrebbero esserci problemi alimentari, senonché proprio noi occidentali abbiamo un grande demone, un nemico, un fattore di grande squilibrio: la quantità! Un eccesso di cibo ne modifica anche l'eventuale buona qualità, la varietà, eccetera. Del resto l'eccesso di quantità è ciò che avvelena gran parte della nostra vita globalizzata e moderna: dalle scelte economiche, alla cultura, alla politica, allo spettacolo, sembra che siano soltanto i numeri nel loro aspetto quantitativo a contare... ma questo è un altro discorso. Per tornare all'alimentazione, direi che la sfida sta nel privilegiare la qualità delle nostre scelte. Però - considerando qualità e quantità come due estremi polari - se l'ago della bilancia va verso la qualità... deve contemporaneamente allontanarsi dalla quantità! Se un cibo di buona qualità è in eccesso, l'effetto sarà comunque negativo: la quantità cambia la qualità. Interpretando la qualità del cibo come un fattore Yang, la quantità ne è l'opposto polare - Yin. Se si mangia troppo, e con costanza, per abitudine, si diventa sempre più Yin: obesità, perdita di energie, diabete, ipertensione, eccetera. D'altra parte le diete, normalmente, per ristabilire l'equilibrio, prescrivono l'eliminazione di certi alimenti, la loro drastica riduzione. Paradossalmente anche questo accorgimento può risultare Yin, e quindi andare nel senso dello squilibrio: infatti i sapori, i colori dei cibi contengono elementi imponderabili, sottili, energetici, di tipo Yang. Eliminarli significa esasperare lo squilibrio, già Yin di per sé. Anche se la riduzione quantitativa dei cibi prescritta dalle diete tende a yanghizzare l'organismo, che momentaneamente può anche perdere peso, tale effetto risulta soltanto apparente e temporaneo: la mancanza di certe qualità di alimenti non può realmente portare verso lo Yang, nonostante la riduzione quantitativa di cibo. Per assimilare i giusti fattori Yang, quelli necessari al nostro specifico organismo e alla nostra individualità, dobbiamo reimparare a mangiare ciò che realmente desideriamo, al di là dei sensi di colpa e delle regole alimentari! Seguire il desiderio - che è energia vitale - è Yang, yanghizza fortemente. Però dobbiamo contemporaneamente ridurre Yin, cioè la quantità. Queste sono le prime e fondamentali indicazioni della... dieta numero 8!

martedì, settembre 21, 2010

Alimentazione.



Personalmente sono piuttosto attratto dalle classificazioni alimentari della Macrobiotica di Georges Ohsawa, Micho Kushi, Naboru Muramoto e altri. In particolare penso che Ohsawa, il fondatore di questa versione moderna di antiche pratiche alimentari e terapeutiche estremo-orientali, abbia avuto un grande carisma e un'impostazione originale, intelligente e accattivante. Non tutto ciò che ne è derivato è degno di lode e - parlo sempre secondo il mio giudizio personale - soprattutto le moderne rielaborazioni della Macrobiotica non vanno molto oltre una rigida, pedissequa e poco vitale adesione ad austere regole alimentari. Eppure Ohsawa diceva anche che la vera alimentazione macrobiotica inizia quando si è in grado di mangiare tutto, senza nessuna limitazione oltre quella suggerita di momento in momento, di pasto in pasto, dalla propria riacquistata sensibilità alimentare. Le regole, insomma, ad un certo punto vanno abbandonate, superate. Bastano la comprensione di quello che si fa e l'intuizione, facoltà che ci permettono di utilizzare il principio Yin-Yang per mantenere o migliorare la nostra salute. Secondo me è proprio vero: acquisita la conoscenza dello Yin-Yang, poi sviluppata una certa capacità immediata di libera valutazione, percezione, intuizione, possiamo comportarci normalmente, seguendo un'alimentazione anche molto variata e "normale", riuscendo ad equilibrarne tutti i fattori e componenti.