lunedì, novembre 21, 2005

Indipendenza.


Certo è che, almeno apparentemente, sullo yin-yang c'è una grande confusione, una congerie di opinioni differenti e contrapposte: l'opinione della medicina cinese, dell'I Ching, quella della scuola macrobiotica, quella del tradizionalismo esoterico di Renée Guenon, e chissà quanti altri punti di vista. Ecco, si tratta proprio di questo: a mio parere ogni punto di osservazione ha una sua validità, una sua aderenza alla verità delle cose. Yin-yang è uno strumento interpretativo, una base sulla quale far fiorire la percezione e l'intuizione di una essenza che - per le caratteristiche proprie del pensiero estremo-orientale - deve poter avere anche dei risvolti pratici. Utilizzare, quindi, lo yin-yang per diagnosticare una malattia, per trovare una terapia, per l'alimentazione, per orientare una struttura o una costruzione abitativa, per comprendere una situazione, per seguire una giusta via, un comportamento corretto. Forse l'errore sta nel ritenere che si tratti di categorie fisse, mentre yin e yang variano continuamente, come la vita. All'inizio, quando si impara, è naturale fondare l'apprendimento su esempi e classificazioni stabilite; non così bisogna fare in seguito, quando si è assimilata la materia. In sintesi yin-yang è il sestante per seguire la via, è lo strumento per attingere all'intuizione profonda delle cose: per questo motivo l'interpretazione è libera e mutevole, perché - come la saggezza - sa trovare il valore concreto nelle circostanze che si trasformano costantemente, sa comprendere il significato riposto nell'istante presente.