giovedì, gennaio 12, 2006

Lo yin-yang di Georges Ohsawa.


Credo che il Professor Ohsawa sia stato a suo modo un artista, un geniale divulgatore, un interprete innovativo della dialettica del Principio Unico, cioè della scienza orientale dello yin-yang. In qualche modo egli ha cercato di confermare certi concetti della tradizione cino-giapponese e di riattualizzarli in un linguaggio moderno e accessibile alla mentalità dell'occidente o, comunque, 'scientifica' secondo i parametri contemporanei. La sua opera può essere imperfetta e criticabile, così come il prodotto principale dei suoi sforzi - cioè l'alimentazione Macrobiotica - però non si può non riconoscere l'originalità e il fascino delle nuove formulazioni da lui proposte sulla dialettica degli estremi complementari. Mi riferisco soprattutto all'apparente o reale inversione di molte delle attribuzioni classiche alle categorie dello yin e dello yang, principalmente quella che identifica lo yin con il processo di espansione centrifuga e lo yang con quello di contrazione centripeta - ciò che normalmente nei testi di medicina cinese è espresso esattamente al contrario: lo yin contrae, lo yang espande. Eppure il ragionamento di Ohsawa sembra valido: lui, precisa, parla della struttura 'fisica' delle cose. Infatti, se yang è azione, movimento, energia, esso fonda soprattutto sulla capacità contrattile per esempio dei muscoli del corpo; se yin è passività, abbandono, ricettività, si esso basa sull'espansione, cioè sul rilassamento, degli stessi. Anche l'antichissimo Libro dei Mutamenti, l'I Ching, conferma almeno in parte queste sue asserzioni: le linee esagrammatiche di tipo yang sono dure (quindi compattezza, contrazione), mentre quelle yin sono morbide (perdita di consistenza, rilascio, espansione). Analogamente nell'I Ching lo yang è simboleggiato con linee intere (coesione) e lo yin con linee spezzate (separazione, allontanamento centrifugo).
Con un'entusiasmo analogo a quello dei grandi pensatori fine XIX/inizi XX secolo, Ohsawa - il cui vero nome è Nyoiti Sakurazawa - crea un sistema onnicomprensivo, che vuole spiegare tutto, che tutto vuole rendere possibile. Come già detto, recupera questo sistema dalla filosofia e dalla medicina estremo-orientale, ma sa dargli una nuova veste, vuole renderlo adatto ad inglobare la scienza occidentale, vuole creare nuovi orizzonti alla comprensione del mondo attraverso la riattualizzazione di antichissime verità. Secondo me in parte il suo tentativo è riuscito e la sua intuizione ha influito su molti movimenti naturisti, naturalisti, new age, alimentaristi, orientalisti, vegetariani e altro che hanno rappresentato qualcosa nel panorama culturale e conoscitivo degli ultimi decenni. Anche le sue originali formulazioni sono interessanti, suggestive e possono insegnare qualcosa anche al di là dei limiti - forse troppo ristretti - della teoria e pratica alimentare macrobiotica.