giovedì, giugno 08, 2006

Vocali giapponesi.


La bussola yin-yang può veramente orientare su tutto e, nell'antichità, costituiva la base della Scienza e della civiltà intese in senso estremo-orientale: medicina, astronomia, architettura, politica, comportamento, alimentazione, danza, teatro... Fra il punto di vista cinese e quello giapponese, però, ci sono e c'erano differenze. Questo è legittimo e naturale, perché la dialettica yin-yang non esclude le opinioni contapposte: esse risulteranno sempre complementari da un punto d'osservazione più ampio, proprio come gli stessi yin e yang! Gli antichi saggi non temevano i conflitti, sapevano che essi sono apparenti e che possono sempre essere conciliati. Quando compaiono un conflitto o una contraddizione vuol dire che deve crescere la nostra visione, che dobbiamo aprirla e renderla più flessibile.
Detto ciò vorrei proporre alcune osservazioni sui fonemi della lingua giapponese, in particolare sulle vocali, che sono le stesse che abbiamo nella nostra lingua italiana - pronunciate più o meno nello stesso modo. Ebbene, la loro progressione - scritte dall'alto verso il basso - è diversa dalla nostra ed è la seguente: A, I, U, E, O. La nostra successione vocalica credo sia in relazione con l'apertura della bocca nel produrre la rispettiva fonazione: la pronuncia della A richiede la maggiore apertura e via, via, E-I-O-U, si va verso la maggiore chiusura. In giapponese credo che, invece, la successione sia determinata dal suono in sé - e non dalle caratteristiche che l'organo di fonazione assume nel produrlo. Anche la disposizione nella scrittura dall'alto verso il basso non direi che possa essere casuale: ogni particolare, in quella civiltà, scaturisce sicuramente da un'attenta valutazione delle cose. Da qui, fino al ritenere che lo yin-yang sia da prendere in considerazione anche in questo caso, il passo è breve! Probabilmente possiamo così interpretare (prescindendo dai caratteri scritti, che pure potrebbero essere analizzati): la vocale A è la più alta, la più disponibile verso l'energia del Cielo, e dunque è la più yin. Anche nello Yoga indiano, nella scienza dei mantra, il suo suono è considerato rilassante, avente la funzione di disporre all'abbandono, alla serenità, all'apertura, alla disponibilità. Viceversa la vocale O risulta nella disposizione giapponese la più vicina al Suolo, alla Terra. Quindi si tratta di un suono basso, "concreto", maschile, duro, yang. Per meglio esemplificare la successione di tutti e cinque i suoni vocalici:
A = infinito, espansione, smaterializzazione, apertura, crescita, coscienza, yin
I = energia psichica, interiore, volitiva
U = equilibrio, integrazione, fusione immaginativa e rappresentativa, concettualizzazione
E = energia "eterica", percettiva, sensoriale, vitale
O = limite, concentrazione, concretezza, materializzazione, creazione, ordine, yang
Si tratta, naturalmente, di una interpretazione. Mi sono aiutato anche utilizzando una suddivisione in "piani" o livelli di consapevolezza abbastanza in linea con le concezioni orientali. Non mi meraviglierei se, almeno nelle linee generali o nell'idea, essa risultasse un poco vicina alla realtà...