venerdì, gennaio 27, 2006

Aghi.



Nel nostro corpo esistono parti interne ed esterne, zone morbide e dure, anteriori e posteriori, situate in alto oppure in basso, eccetera. Si comprende facilmente come ogni opposizione polare quali quelle citate sia classificabile sotto le categorie dello yin oppure dello yang. L'idea straordinaria della medicina cinese è quella di intervenire sulla malattia - considerata come uno squilibrio della polarità energetica e simbolica del corpo - con l'introduzione di aghi filiformi, atti a ripristinare le condizioni di salute. In che modo? Osservando la struttura dell'ago per agopuntura si può osservare come essa sia significativa e simbolica: oltre alla 'punta' vera e propria, cioè il corpo dell'ago, il 'manico' consiste in un avvolgimento spiraleggiante che termina, in genere, con un cerchio, una propaggine circolare. La spirale è un chiaro simbolo del ciclo evolutivo, quale quello che deve condurre dalla malattia alla salute. Il cerchio nella filosofia cinese indica il Cielo, lo yang, l'energia. Dall'altro lato la punta dell'ago viene infissa nel corpo, cioè la Terra: ecco dunque che la penetrazione dello strumento dell'agopuntura ristabilisce il legame fra Cielo e Terra, quindi fra yang e yin, a somiglianza di un Asse del Mondo. La malattia, infatti, deriva proprio dall'interruzione di questo legame, di questa unione. Il fatto che gli aghi siano metallici depone a favore del loro significato alchemico e trasmutativo, oltre ad alludere anch'essi all'energia: secondo la filosofia cinese l'elemento "metallo" è in relazione con il Qi, con l'"anima corporea" che conferisce vitalità al fisico. Inoltre il "metallo", associato all'autunno, al bianco, al pianeta Venere, è anche sinonimo di purificazione e di eliminazione delle scorie, del superfluo o degli ostacoli.
In linea generale, dunque, ristabilendo con l'ago questo legame fra gli opposti polari, abbiamo che: se c'è un eccesso di energia corporea, terrestre, essa si disperde in senso centrifugo lungo il metallo e la spirale dello strumento terapeutico, fino a ripristinare il legame con il Cielo. Se, viceversa, c'è una carenza di energia, allora essa viene attirata dalla polarità "celeste" verso la Terra, dove penetra e si consolida nuovamente.

giovedì, gennaio 19, 2006

Misticismo e polarità.



Le forme di preghiera o di meditazione, se contrapposte alle attività non religiose, risultano essere più yin. Al contrario le attività concrete, sociali, fattivamente creative sono yang. Poiché la Terra come archetipo tende verso il Cielo e va verso la spiritualizzazione, l'evoluzione. Il Cielo, all'inverso - sempre in senso simbolico - si dirige verso la Terra e si dirige verso la materializzazione. Per questo motivo il misticismo e la religiosità sono yin. All'interno, poi, delle tecniche mistiche di apertura verso il divino, esistono delle forme più yin e più yang: quelle che accentuano la dissoluzione del corpo, l'immaginazione, la devozione, il distacco dalla materia sono yin. Questo tipo di misticismo è particolarmente presente nell'occidente, dove invece esiste una visione del mondo particolarmente materialistica rispetto alla quale, evidentemente, le ispirazioni mistico-religiose cercano una compensazione nell'opposta polarità. In oriente, particolarmente in estremo-oriente, il misticismo è più yang forse per gli stessi motivi di equilibrio della mentalità corrente: concentrato 'in basso', sul concreto, tendente a produrre il minimo di attività speculativa o emozionale. Lo possiamo vedere nelle tecniche meditative buddhiste dello zen o theravada, dove l'attenzione al respiro o altri elementi concreti servono a mantenere la mente concentrata sulla realtà attuale, presente, senza particolari divagazioni immaginative. Anzi, ogni visione o esperienza - pur non essendo rifiutata - viene semplicemente accolta, osservata, lasciata andare: non viene mai ricercata. Anche la posizione orientale del meditante è yang: esprime forza, fermezza, le mani e le gambe sono allacciate con attenzione, la postura intera è concentrata. L'orante occidentale, specialmente negli stati estatici o di colloquio con il divino, è invece inginocchiato con gesto di sottomissione, di arrendevolezza, spesso con le braccia e le mani aperte come in accoglienza o giunte nella supplica, comunque adottando una posizione e una gestualità morbida dove il rigore e la forza non giocano il ruolo decisivo. Naturalmente ogni forma di distinzione netta è limitante: resta inteso che la realtà contiene sempre gli opposti e, come nel simbolo del Tao, in ogni fattore polare c'è sempre anche l'altro estremo complementare.

giovedì, gennaio 12, 2006

Lo yin-yang di Georges Ohsawa.


Credo che il Professor Ohsawa sia stato a suo modo un artista, un geniale divulgatore, un interprete innovativo della dialettica del Principio Unico, cioè della scienza orientale dello yin-yang. In qualche modo egli ha cercato di confermare certi concetti della tradizione cino-giapponese e di riattualizzarli in un linguaggio moderno e accessibile alla mentalità dell'occidente o, comunque, 'scientifica' secondo i parametri contemporanei. La sua opera può essere imperfetta e criticabile, così come il prodotto principale dei suoi sforzi - cioè l'alimentazione Macrobiotica - però non si può non riconoscere l'originalità e il fascino delle nuove formulazioni da lui proposte sulla dialettica degli estremi complementari. Mi riferisco soprattutto all'apparente o reale inversione di molte delle attribuzioni classiche alle categorie dello yin e dello yang, principalmente quella che identifica lo yin con il processo di espansione centrifuga e lo yang con quello di contrazione centripeta - ciò che normalmente nei testi di medicina cinese è espresso esattamente al contrario: lo yin contrae, lo yang espande. Eppure il ragionamento di Ohsawa sembra valido: lui, precisa, parla della struttura 'fisica' delle cose. Infatti, se yang è azione, movimento, energia, esso fonda soprattutto sulla capacità contrattile per esempio dei muscoli del corpo; se yin è passività, abbandono, ricettività, si esso basa sull'espansione, cioè sul rilassamento, degli stessi. Anche l'antichissimo Libro dei Mutamenti, l'I Ching, conferma almeno in parte queste sue asserzioni: le linee esagrammatiche di tipo yang sono dure (quindi compattezza, contrazione), mentre quelle yin sono morbide (perdita di consistenza, rilascio, espansione). Analogamente nell'I Ching lo yang è simboleggiato con linee intere (coesione) e lo yin con linee spezzate (separazione, allontanamento centrifugo).
Con un'entusiasmo analogo a quello dei grandi pensatori fine XIX/inizi XX secolo, Ohsawa - il cui vero nome è Nyoiti Sakurazawa - crea un sistema onnicomprensivo, che vuole spiegare tutto, che tutto vuole rendere possibile. Come già detto, recupera questo sistema dalla filosofia e dalla medicina estremo-orientale, ma sa dargli una nuova veste, vuole renderlo adatto ad inglobare la scienza occidentale, vuole creare nuovi orizzonti alla comprensione del mondo attraverso la riattualizzazione di antichissime verità. Secondo me in parte il suo tentativo è riuscito e la sua intuizione ha influito su molti movimenti naturisti, naturalisti, new age, alimentaristi, orientalisti, vegetariani e altro che hanno rappresentato qualcosa nel panorama culturale e conoscitivo degli ultimi decenni. Anche le sue originali formulazioni sono interessanti, suggestive e possono insegnare qualcosa anche al di là dei limiti - forse troppo ristretti - della teoria e pratica alimentare macrobiotica.