giovedì, gennaio 19, 2006

Misticismo e polarità.



Le forme di preghiera o di meditazione, se contrapposte alle attività non religiose, risultano essere più yin. Al contrario le attività concrete, sociali, fattivamente creative sono yang. Poiché la Terra come archetipo tende verso il Cielo e va verso la spiritualizzazione, l'evoluzione. Il Cielo, all'inverso - sempre in senso simbolico - si dirige verso la Terra e si dirige verso la materializzazione. Per questo motivo il misticismo e la religiosità sono yin. All'interno, poi, delle tecniche mistiche di apertura verso il divino, esistono delle forme più yin e più yang: quelle che accentuano la dissoluzione del corpo, l'immaginazione, la devozione, il distacco dalla materia sono yin. Questo tipo di misticismo è particolarmente presente nell'occidente, dove invece esiste una visione del mondo particolarmente materialistica rispetto alla quale, evidentemente, le ispirazioni mistico-religiose cercano una compensazione nell'opposta polarità. In oriente, particolarmente in estremo-oriente, il misticismo è più yang forse per gli stessi motivi di equilibrio della mentalità corrente: concentrato 'in basso', sul concreto, tendente a produrre il minimo di attività speculativa o emozionale. Lo possiamo vedere nelle tecniche meditative buddhiste dello zen o theravada, dove l'attenzione al respiro o altri elementi concreti servono a mantenere la mente concentrata sulla realtà attuale, presente, senza particolari divagazioni immaginative. Anzi, ogni visione o esperienza - pur non essendo rifiutata - viene semplicemente accolta, osservata, lasciata andare: non viene mai ricercata. Anche la posizione orientale del meditante è yang: esprime forza, fermezza, le mani e le gambe sono allacciate con attenzione, la postura intera è concentrata. L'orante occidentale, specialmente negli stati estatici o di colloquio con il divino, è invece inginocchiato con gesto di sottomissione, di arrendevolezza, spesso con le braccia e le mani aperte come in accoglienza o giunte nella supplica, comunque adottando una posizione e una gestualità morbida dove il rigore e la forza non giocano il ruolo decisivo. Naturalmente ogni forma di distinzione netta è limitante: resta inteso che la realtà contiene sempre gli opposti e, come nel simbolo del Tao, in ogni fattore polare c'è sempre anche l'altro estremo complementare.

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