martedì, febbraio 28, 2006

Riflessologia plantare e auricoloterapia.





Uno dei concetti più interessanti della medicina olistica è quello che ogni parte del corpo contenga, in qualche modo, il tutto - come succede per i frattali o per gli ologrammi: un'idea che non è troppo lontana da alcuni assunti della fisica moderna o anche della genetica che, malgrado lo scientismo di queste discipline, ricordano i risultati filosofici, religiosi e scientifici delle antiche visioni del mondo.
In particolare, in ambito terapeutico, sempre relativamente alle medicine cosiddette alternative, alcune zone del corpo sembrano specialmente adatte a rappresentare l'intero organismo, la sua struttura, i suoi organi interni ed esterni. Mentre l'occhio dell'iridologia e il polso radiale in agopuntura hanno funzioni esclusivamente diagnostiche nel rappresentare la totalità del corpo, l'orecchio e il piede sono particolarmente adatti alla terapia, il primo tramite l'infissione degli aghi cinesi e il secondo per mezzo del massaggio oppure della stimolazione con il calore (per es.: con la moxa). Viene, però, da chiedersi: perché scegliere l'una o l'altra parte del corpo per la terapia se ambedue hanno effetto su tutto l'organismo? Tale scelta è soltanto il risultato della preferenza personale del terapeuta o del paziente, oppure può essere guidata da considerazioni più precise, mirate? Secondo me possono esservi delle osservazioni in grado di indirizzare la scelta della cosiddetta riflessologia plantare o dell'auricoloterapia e il principio della polarità può esserci di aiuto. Per esempio notiamo subito che per ciò che riguarda l'orecchio esso viene spesso paragonato - per la struttura e al proiezione su di esso della forma corporea - ad un embrione, ad un feto raccolto in sé stesso e con la testa verso il basso, quasi a ricordare al posizione prima della nascita. Sulla sua superficie vengono indicati punti precisi per la terapia, con particolareggiati riferimenti agli organi interni, alle ghiandole, al sistema nervoso, al cervello. All'opposto, per i piedi, abbiamo la raffigurazione del corpo adulto, con la spina dorsale ben estesa, in posizione eretta. I piedi, inoltre, nelle raffigurazioni orientali tradizionali, massimamente di origine indiana, raffigurano una sorta di geografia dell'organismo - spesso con l'accompagnamento di lettere sanscrite e disegni più o meno segnaletici o simbolici di zone significative, proprio come per una mappa: ciò ricorda il fatto che il piede è la parte del corpo che serve per viaggiare, per perlustrare il mondo; la geografia dei piedi sembra una geografia fisiologica che corrisponde in qualche modo a quella esterna del mondo - quasi che su di essi vi sia disegnata la mappa del percorso che dovranno seguire o quello che hanno seguito finora. Per esplicitare meglio la polarità delle due zone terapeutiche abbiamo:
orecchio
embrione-feto
prenatale
raccolto e interno
patrimonio genetico
passato
mondo interno
piede
corpo adulto
postnatale
esteso ed esterno
viaggio-vita
orientamento
evoluzione-destino
futuro
mondo esterno
Nella Medicina Cinese esistono dei concetti che sembrano corrispondere adeguatamente alla polarità che si è andata delineando: mi riferisco alle energie ancestrali, cioè al patrimonio energetico che deriva dagli antenati e dagli archetipici Cielo-Terra (noi oggi faremmo riferimento alla struttura genetica), e alle energie di relazione (nutritive, atmosferiche e altro) che derivano dalle elaborazioni dell'ambiente esterno, dal cibo, dai rapporti. Queste considerazioni, dunque, potrebbere guidare verso una scelta maggiormente consapevole della zona da trattare nella terapia - pur essendo ognuna d'esse rappresentazione efficace dell'intero organismo: non sembra, infatti, privo di significato agire sul bagaglio delle intime energie strutturali e causali oppure sulle forze di elaborazione e trasformazione dell'ambiente esterno.

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